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Visualizzazione dei post da maggio, 2017

Cristo e i Millennials: troppi anni di differenza?

Non ci vuole una laurea in antropologia per notare l’allontanamento dei giovani dai valori cardine della religione. Oggigiorno trovare un giovane in chiesa é difficile quanto trovare un cammello che passi per la cruna di un ago. Nell’immaginario comune, infatti, i sacri edifici sono assediati da frotte di anziane rappresentanti del gentil sesso, le quali aspirano alla salvezza dell’anima. Ma se le attempate signore frequentano da decenni Messe e litanie, non è così per i loro nipoti, la maggior parte dei quali abbandona la comunità ecclesiastica dopo i primi quattro Sacramenti. La domanda è spontanea: le assidue frequentatrici sono spinte dalla fede o dalla consuetudine? Possibile che queste defezioni siano dovute, piuttosto che all’assenza di spirito religioso, al mutare dei costumi? Indubbiamente sì, d’altronde perché mai i giovani dovrebbero essere spinti a cercare risposte nella fede laddove tutto lo scibile umano è accessibile tramite una rapida ricerca su Google?

Le problematiche giovanili: alcool e droga

Fin da piccoli ci è stato insegnato che la droga e l’alcool sono da evitare, ma evidentemente non tutti hanno recepito questo insegnamento, tanto è vero che al giorno d’oggi la maggior parte dei giovani fa uso costante di queste sostanze. L’adolescenza è anche conosciuta come periodo di passaggio, nel quale “non si è né carne né pesce”, non si sa come relazionarsi con gli altri e in tutti i modi si è spinti a cercare di essere accettati in un gruppo. La solitudine fa paura e si è disposti a tutto pur di piacere al prossimo, si parte dal desiderio di avere a tutti i costi le scarpe firmate e si arriva  a bere un bicchiere di troppo o a provare la droga, pur di omologarsi al gruppo, ad un certo punto, non fa più differenza Alcune statistiche hanno riportato che l’avvicinamento agli stupefacenti avvenga tra i ragazzi nei luoghi più disparati, in primo luogo nelle scuole, nelle discoteche, nelle campagne e nelle periferie degradate delle grandi città. La loro diffusione

La storia sconosciuta degli antichi liguri

Fin dalle scuole elementari ognuno di noi studiava la storia, una materia che ci affascinava e che, in quella giovane età, ci faceva sognare epiche battaglie. Ripescando i ricordi scolastici dalla nostra memoria non possiamo non accorgerci che, nel momento in cui si parlava di antiche civiltà, quella romana aveva il dominio assoluto sul programma di studio che riguardava la storia italiana, salvo qualche accenno alle civilizzazioni etrusca e barbarica. Ebbene quest’ultima è molto più interessante di quanto possa sembrare di primo acchito e, tramite quello che ci è permasto, possiamo capire le origini di alcuni usi e parole rimasti nel costume del nord Italia. Dobbiamo innanzitutto dire che il termine “barbaro” racchiude in se qualunque popolazione non parlasse greco o latino e tra queste troviamo la civilizzazione Ambronica (ovvero quella degli antichi liguri dell’età del ferro) e quella Taurina (una popolazione indoeuropea di stirpe celtica). Il termine Ambrones sig

Le meraviglie della pinacoteca di Brera

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  La pinacoteca di Brera è un museo che racchiude capolavori d’arte sin dall’epoca di Maria Teresa d’Austria che nel 1776 creò all’interno dell’omonimo palazzo di Milano l’accademia delle belle arti. In seguito l’era Napoleonica ne influenzò molto l’avvenire, infatti all’epoca vennero chiuse molte chiese e sequestrati i loro beni artistici, i migliori vennero spediti a Parigi mentre per collocare i restanti vennero istituite diverse pinacoteche nelle città principali della penisola conquistate dalle armate francesi; ed è così che nacquero le più grandi gallerie d’arte di Venezia, Milano e Bologna. Nel 1808 furono per la prima volta inaugurate tre nuove sale dette “Napoleoniche” e un anno dopo venne posizionato nel cortile “Napoleone come Marte pacificatore”, statua di Antonio Canova. Il problema sorse quando cadde il governo napoleonico (1814) poiché il congresso di Vienna decretò che tutte le opere d’arte dovessero essere restituite al legittimo proprietario, in ta

La tecnologia nelle mani dei bambini o i bambini nelle mani della tecnologia?

Spesso ci si lamenta di come questo mondo stia diventando cieco: per la strada non si vedono altro che persone con gli occhi puntati sul cellulare, intenti a farsi vite misteriose e inaccessibili veloci come la rete. Non c’è nessuno, però, che davvero promuove quella realtà come unica e veramente utile. Anche il più accanito videogiocatore sa di non stare vivendo abbastanza,  di stare facendo qualcosa che gli piace ma che allo stesso tempo lo danneggia. La solitudine che si sta creando in quei gruppi così affollati all’interno delle conversazioni su Whatsapp è il sintomo di un qualcosa di intangibile che sta rubando sempre più tempo e, perciò, sempre pezzi più grandi della nostra vita. Ma la cosa più triste è il momento in cui perfino i bambini, i creatori di sogni, perdono la fantasia dietro ad uno schermo troppo piccolo per contenere tutta la loro immaginazione. Certo è vero che per molti adulti il cellulare è indispensabile per motivi di lavoro e di praticità, ma ai