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Visualizzazione dei post da giugno, 2017

Qual è il futuro dell’umanità che vive sotto al ponte?

Da quanto tempo non passate da Ventimiglia? Da quanto tempo non vi capita di fermarvi a osservare che cosa succede sotto ai ponti del fiume Roya? È così facile compatire il prossimo se questo è aldilà di uno schermo, così tanto più semplice dare una mano mettendo un “like” ad un video commovente. O forse è ancora più semplice spegnere il televisore, cambiare canale. Ma non è forse vero che così facendo si spegne anche il nostro collegamento con il mondo? Noi non siamo isolati, noi vogliamo essere isolati. Vogliamo possedere un piccolo sprazzo di realtà che sia solo nostro, che non possa essere toccato da altri, che possa vivere solo delle nostre emozioni. Ci battiamo tanto per ufficializzare il “villaggio globale” e ci vantiamo sempre di aver creato un mondo sociale. Ma la verità è che siamo indifferenti. Ci sentiamo sempre i soli e unici protettori e creatori del mondo, i soli e unici eroi e re della nostra avventura. Ciò che fa il resto del mondo non è affar nostr

La fuga

A diciotto anni desideri solo una cosa, la libertà . È cambiamento, è metamorfosi, è crescita. È la forza motrice che ti spinge a sperare in qualcosa di nuovo. È il riassunto dei tuoi sogni, tenuti da parte troppo a lungo. È l’opportunità che aspettavi per dare una svolta alla tua insoddisfazione . Nella fase transitoria più importante nella vita di ogni futuro uomo o donna, è l’adolescenza a determinare ciò che diventerai, e tu vuoi godertela, vuoi “ succhiare tutto il midollo della vita ” e scoprire di averla assaporata proprio tutta, perché la vita, quella che aspetti là fuori, lontano da casa, scuola, sicurezze e monotonia, quella vita è ciò per cui sei nato in realtà. Si vuole fuggire, non si sa dove, ma si vuole fuggire. Fuga è prendere la direzione opposta rispetto a qualcosa che ci minaccia, ma da cosa tenta di fuggire un ragazzo che decide, spesso intorno ai diciassette o diciotto anni di lasciare la propria abitazione e andare a vivere altrove? Che sia in

Il puzzo del compromesso morale

“La lotta alla mafia […]doveva essere un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolgesse tutti, che tutti abituasse a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.” Usò queste parole Paolo Borsellino durante la commemorazione in onore di Giovanni Falcone il 23 giugno 1992 e, con molta amarezza, non si può negare che esse ancora oggi, a venticinque anni di distanza, siano valide. Pare, infatti, che la maggior parte di coloro che hanno visto l’opera di Falcone e Borsellino, non abbiano smesso di insegnare ai loro figli a tollerare il puzzo del compromesso morale e a rassegnarsi al fatto che il profumo della libertà sia irraggiungibile. Quasi ogni giorno leggendo i giornali, o guardando i telegiornali, si sentono notizie a proposito di persone indagate o condannate per corruzione, alcuni poi si fingono invalidi ed altri ancora decidono di

Prima di scattare pensa

È un attimo, un istante fulmineo che può passare alla storia o può essere dimenticato 0.1 secondi dopo averlo scattato. È quell’immagine che hai rincorso per tutta la vita, è la perfezione, oppure è l’ennesima, sfocata e -forse- senza senso. È il mondo della fotografia, dell’inquinamento visivo, come sarebbe opportuno chiamarlo. È molto, molto difficile -oggi- trovare uno scatto che impressioni, che ricorderemo sempre con le stesse emozioni o che ce ne susciterà di nuove ogni volta che la rivedremo. Le foto hanno ancora un senso al di là di “guarda cosa sto facendo!”, di “guarda quanto sono bello!”?   Esistono ancora coloro che riescono ad apprezzare un’inquadratura non tanto per il soggetto, per le luci od i colori -sempre più saturati ed esasperati- ma per il messaggio, per le emozioni che vuole trasmettere? Ora con un telefono in mano nessuno è un fotografo e tutti sono fotografi. Con un telefono nessuno può comunicare nulla e tutti possono dire qualcosa. In