Vivere in comunità: cosa abbiamo imparato?
La volontà di formare una società composita, senza distinzioni di alcun genere, dove gli uomini possano convivere tra loro grazie ad un unico codice civile e penale è sempre stata una delle massime priorità della nostra specie. I filosofi e gli intellettuali più disparati hanno cercato di comprendere le dinamiche sociali dell’uomo, da cosa possa nascere l’idea di “comunità” e come questa possa essere amministrata in modo tale da garantire il benessere comune. Per gli uomini del ventunesimo secolo, il cosmopolitismo è un’idea scontata, quasi superflua, e le relazioni sociali con altre persone fanno ormai parte della nostra quotidianità. Ma siamo sicuri di rispettare correttamente tutti i principi espressi dai filosofi molto tempo prima di noi? La società si è davvero affinata e ha trovato il proprio equilibrio oppure siamo regrediti a pensieri retrogradi che, se concretizzati, potrebbero scatenare una divisione netta delle popolazioni? Alcuni filosofi, come Grozio