Cristo e i Millennials: troppi anni di differenza?

Non ci vuole una laurea in antropologia per notare l’allontanamento dei giovani dai valori cardine della religione. Oggigiorno trovare un giovane in chiesa é difficile quanto trovare un cammello che passi per la cruna di un ago. Nell’immaginario comune, infatti, i sacri edifici sono assediati da frotte di anziane rappresentanti del gentil sesso, le quali aspirano alla salvezza dell’anima. Ma se le attempate signore frequentano da decenni Messe e litanie, non è così per i loro nipoti, la maggior parte dei quali abbandona la comunità ecclesiastica dopo i primi quattro Sacramenti. La domanda è spontanea: le assidue frequentatrici sono spinte dalla fede o dalla consuetudine? Possibile che queste defezioni siano dovute, piuttosto che all’assenza di spirito religioso, al mutare dei costumi? Indubbiamente sì, d’altronde perché mai i giovani dovrebbero essere spinti a cercare risposte nella fede laddove tutto lo scibile umano è accessibile tramite una rapida ricerca su Google?

“Andare in Chiesa aiuta a comprendere il progetto che Dio ha per ognuno di noi e, di conseguenza, a perfezionarsi come individui” risponde un giovane credente.

“Google è limitato, Dio, invece, è infinito. Google arriva alla mente delle persone e non al cuore, dove arriva Dio: quindi, bisogna andare da Dio per dare risposte a domande che arrivano dal cuore” spiega un sacerdote.

D’altra parte, è innegabile il processo che negli ultimi quarant’anni ha portato alla scissione tra la morale cristiana e quella collettiva. Nell’ottica di un ragazzo odierno, cresciuto in una società in cui non esistono tabù e in cui sono permessi aborto, divorzio e, in certi stati, anche l’eutanasia, una concezione religiosa risulta troppo restrittiva e non razionalmente accettabile. Ecco dunque che l’approccio alla religione tradizionale comporta una limitazione della libertà personale, ormai irrinunciabile. A questa affermazione il Don ribatte: “La Chiesa promuove la vita, mentre questi ultimi la morte. Siccome Dio ci ha donato la vita, spetta a noi adulti far capire ai giovani, tramite la nostra Fede, quali siano i valori  positivi per la vita dell’uomo, che non sono certamente aborto, eutanasia e divorzio, ma la gioia e l’amore”.

Se si considera inoltre che le scelte individuali rispetto alla religione non hanno più alcuna ripercussione sull’opinione comune, è ancora più scontato il distacco delle nuove generazioni dal mondo ultraterreno.

“Certamente i costumi attuali”, conclude il reverendo, “possono essere un po’ in contrasto con lo stile religioso, ma in base a come li si segue, essi possono essere resi positivi, soprattutto se si è capaci di vederli sotto una luce nuova, di invito al dialogo, alla pacifica convivenza e all’accoglienza”.

Ma di questa mancata adesione la Santa Madre Chiesa è ben consapevole e cerca di rimarginare la ferita diffondendo il Verbo con metodi innovativi quali la trinità di Twitter, Facebook e Instagram e aumentando i followers a suon di selfie papali, in sostituzione delle ormai vetuste bolle.

Il pubblico dei teenagers pare tuttavia non apprezzare lo sforzo, preferendo piuttosto unicorni rosa e gattini glitterosi. Che sia questo il nuovo “oppio dei popoli”? Il cardine metafisico e morale delle generazioni a venire? E riusciranno gli autori di questo scritto a non incorrere in una scomunica? “Ai posteri l’ardua sentenza”. L’articolo è finito, andate in pace.


Sara Brusco, Rafael Gervasone, Cecilia Massa – Ufficio Stampa Liceo G.D. Cassini Sanremo

Commenti

Post popolari in questo blog

Una tazza di te agli Hanbury

Influencer, un lavoro che va di moda

Il valore della tragedia greca ai nostri giorni