Le meraviglie della pinacoteca di Brera




 
La pinacoteca di Brera è un museo che racchiude capolavori d’arte sin dall’epoca di Maria Teresa d’Austria che nel 1776 creò all’interno dell’omonimo palazzo di Milano l’accademia delle belle arti. In seguito l’era Napoleonica ne influenzò molto l’avvenire, infatti all’epoca vennero chiuse molte chiese e sequestrati i loro beni artistici, i migliori vennero spediti a Parigi mentre per collocare i restanti vennero istituite diverse pinacoteche nelle città principali della penisola conquistate dalle armate francesi; ed è così che nacquero le più grandi gallerie d’arte di Venezia, Milano e Bologna.

Nel 1808 furono per la prima volta inaugurate tre nuove sale dette “Napoleoniche” e un anno dopo venne posizionato nel cortile “Napoleone come Marte pacificatore”, statua di Antonio Canova. Il problema sorse quando cadde il governo napoleonico (1814) poiché il congresso di Vienna decretò che tutte le opere d’arte dovessero essere restituite al legittimo proprietario, in tal modo la Pinacoteca perse molti lavori inediti. Durante gli anni successivi, però, si arricchì di donazioni da parte di benefattori che riportarono la collezione di Brera al suo splendore.

Dopo un restauro post seconda guerra mondiale e diverse chiusure, la Pinacoteca di Brera riaprì ufficialmente. A oggi si contano più di 20 mostre, e la Galleria ospita stabilmente le opere di grandi maestri quali: Mantegna, Caravaggio, Raffaello, Pellizza da Volpedo, Tiziano, Veronese, Rubens e altri.

Il quadro “La cena in Emmaus” è uno dei quadri più celebri della collezione; è un’olio su tela, dipinto nel 1606 da Caravaggio.

Questo quadro raffigura l’episodio del vangelo di Luca, probabilmente il momento del congedo; la scena rappresentata si rivela in sé semplice e scura, in quanto pervasa dalle ombre, create anche dal senso di vuoto dovuto ai pochi oggetti sul tavolo e nella stanza. Questo dipinto tende a puntare sulle emozioni dell’osservatore, che non più “distratto” dai numerosi dettagli si concentra sul sentimento trasmesso dalla tela.

Con questa opera Caravaggio inaugura quello che è l’ultimo periodo della sua vita.

La “Fiumana” di Pellizza da Volpedo è un’altro celebre quadro (1885-97); fu una delle opere propedeutiche al suo capolavoro il “Quarto stato”; entrambe riflettono la situazione politica dell’epoca in cui visse l’artista. Proprio come in quella che sarà l’opera finale, i lavoratori camminano verso lo spettatore, che viene invaso da un senso di inferiorità dai grandi soggetti, definiti addirittura autoritari, del dipinto. Essendo un’opera preparatoria i volti e i dettagli non sono ben definiti, inoltre si può notare un tratto più veloce nel colore; sono proprio queste caratteristiche, però, a incrementare il senso di moltitudine del quadro.

“Il bacio, episodio della giovinezza”, o meglio conosciuto come “Il bacio” di Francesco Hayez, si trova anche lui all’interno della Pinacoteca di Brera ed è tra i favoriti insieme ai dipinti di Veronese. Il contesto della scena raffigurata è quello di un luogo, come potrebbe essere un castello medievale, all’interno del quale i due protagonisti si stanno baciando appassionatamente e per gli spettatori con l’occhio più acuto sarà stato interessante e anche un po’ inquietante scorgere un’ombra sul fondo della scena dietro all’arco archiacuto. Quest’opera si è guadagnata la considerazione di manifesto dell’arte romantica italiana grazie alla sua travolgente carica emotiva, e al forte sentimento trasmesso; riscosse un immenso successo, tanto che Hayez ne riprodusse 3 versioni differenti ognuna con miglioramenti e particolari aggiunti.

Certamente questa presentazione della pinacoteca di Brera non è esaustiva, di sicuro sarà molto meglio per chiunque passeggiare tra i corridoi della galleria e godersi con i propri occhi la meraviglia.


Viola Fanali – Ufficio Stampa Liceo G.D. Cassini



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